Risultati decisamente positivi in tutti i settori, con un rimbalzo sul 2020 flagellato dalla pandemia , ma che spesso supera anche i dati del 2019 pre-Covid. Silvia Vernizzi, professore associato di Economia aziendale all'università di Verona, ha presentato i principali dati contenuti nella ricerca «Top 500 Brescia», realizzata in collaborazione tra UniVr e PwC Italia.
Lo studio ha voluto fornire una fotografia dello stato di salute delle imprese bresciane e si inserisce in un percorso partito da dieci anni con le imprese della provincia di Verona e Vicenza, in cui da due anni si è aggiunta anche la realtà bresciana: «Siamo partiti dalla raccolta e dalla lettura di 23mila bilanci, per poi per focalizzarci sulle prime 500 in termini di fatturato e sui distretti e i settori che caratterizzano il tessuto produttivo del territorio», ha sottolineato Vernizzi. La docente ha spiegato come, dal punto di vista numerico, le Top 500 rappresentano una quota molto piccola delle società di capitale bresciane, circa l'1,3%, ma «valgono quasi il 60% del fatturato generato, rappresentando uno specchio del tessuto produttivo bresciano. Emerge l'anima manifatturiera, ma le aziende sono molto eterogenee, con fatturati che vanno da un minimo di 29 milioni a un massimo di oltre 8 miliardi di euro». Il 2021 è stato «estremamente positivo», con ricavi aggregati di 56,1 mld, +38,9% sul 2020 e +30% sul 2019: «I risultati positivi sono molto trasversali, il 93% delle imprese del campione ha visto ricavi in crescita, delle tre province analizzate Brescia è quella che ha registrato i risultati migliori – ha spiegato la docente -. Questa variazione positiva non si registra solo per le prime 500, ma per la stragrande maggioranza delle società di capitali del territorio: più del 60% delle imprese monitorate ha aumentato i ricavi. Il fattore dimensionale conta, quelle più strutturate hanno saputo cogliere meglio le opportunità, così come nel 2020 sono state quelle che meglio si sono difese dalla crisi della pandemia».
Se si considerano solo le prime cento imprese, la crescita dei ricavi sale del 41%, mentre per le prime venti l'asticella si alza ancora, con un +51% sul 2020. Per quanto riguarda i singoli settori, tutti registrano performance positive, con crescite in doppia cifra tranne che per l'alimentare, che sale dell'8,8%. Gli effetti positivi proseguono anche per la marginalità; l'ebitda aggregato per le Top 500 è di circa 5 miliardi, +41,21%, con una crescita in misura più che proporzionale rispetto ai ricavi: le Top sono riuscite ad efficientare, migliorando la marginalità in tutti i settori. Ma anche qui vale il discorso della dimensione: le più grandi hanno realizzato il maggior incremento. L'utile aggregato è di 2,8 miliardi +42,78% sul 2020 e il 94% delle Top 500 nel 2021 ha chiuso l'esercizio in utile. Infine, è stata realizzata un'analisi di sentitività per valutare quale sarebbe stato l'effetto dell'incremento dei tassi di interesse del 2022 sui bilanci '21: «A livello complessivo, le top 500 avrebbero visto un erosione di 210 mln di utile», la conclusione di Silvia Vernizzi.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Le Top 500 valgono il 60% del fatturato»
